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Il caffè italiano: storia di amore e tradizione

Sommario

Il caffè è sinonimo di italianità in tutto il mondo e non a caso siamo tra i consumatori più appassionati di questa bevanda, che è parte integrante della vita quotidiana di milioni di persone.

Il caffè italiano è una storia di amore e tradizione, che è entrata a far parte della cultura del Bel Paese in modo casuale conquistando sovrani, nobili, gente del popolo e, infine, tutto il resto del mondo. Nella nostra meravigliosa patria a forma di stivale si può da sempre sorseggiare il miglior caffè italiano in grani, in capsule, cialde o in miscela.

Quando nasce il caffè in Italia: storia

La storia del caffè in Italia risale al Medioevo ed è legata alle grandi invasioni da parte dei popoli come i turchi, che con le loro scorrerie saccheggiavano le varie città costiere e dell’entroterra.

L’origine del caffè riguarda i Paesi arabi e quelli di religione musulmana, dove già nel ‘400 veniva consumato per il suo effetto eccitante, utile a tenere svegli i fedeli durante le preghiere notturne.

A quel tempo erano già diffuse le botteghe del caffè, punto di ritrovo per chi amava condividere il piacere di berlo in compagnia, proprio come accade oggi.

La prima comparsa in Europa avvenne probabilmente a Vienna, quando proprio i turchi furono scacciati dalla città, lasciando sacchi pieni di chicchi scuri, il cui uso era del tutto sconosciuto.

A svelare il mistero pare fu un tale di nome Kolschitzky, polacco vissuto per diverso tempo in Turchia, che preparò qualcosa che somigliava a quello che oggi è un cappuccino, a base di caffè, latte e miele, che subito fece breccia.

In Italia la gustosa bevanda nera compare per la prima volta a Venezia nel ‘600, dove venne portata grazie all’iniziativa di un medico esperto in botanica di nome Prospero Alfino.

La storia narra che fosse di ritorno da un viaggio in Egitto, dove il caffè era già di uso comune. Lo stesso assaggiandolo aveva paragonato il suo sapore a quello della cicoria, verdura amara, ma gustosa.

Fu, forse, per tale motivo che le prime vendite del caffè avvennero nelle farmacie, in quanto considerato curativo.

Come nei Paesi arabi, anche a Venezia la diffusione delle botteghe crebbe fino a contarne più di 200 nel 1763.

Il caffè era ormai apprezzato da tutti e piaceva in modo trasversale a chiunque, anche se il prezzo dei primi tempi era proibitivo e quindi sostenuto solo da famiglie ricche, come i nobili.

La sua fama di bevanda eccitante assunse anche contorni inquietanti: si temeva potesse intaccare o turbare le comuni credenze religiose, tanto da essere definita in modo sprezzante come “bevanda del diavolo”.

Ti sarà facile immaginare che una tale definizione era dovuta al fatto che provocava uno stato di benessere.

Nella questione intervenne addirittura Papa Clemente VII, che fugando ogni dubbio, pare dopo averlo assaggiato, affermò che il caffè era buono quanto innocuo per l’integrità spirituale.

Il successo come bevanda da condividere e che invitava alla convivialità fu anche celebrato a livello intellettuale, come accadde nel ‘700, con la commedia di Goldoni intitolata proprio “La Bottega del Caffè”.

Nel tempo è diventato un fatto culturale e di tradizione, che ha conquistato tutti i ceti sociali, tanto che il caffè espresso è un prodotto squisitamente italiano.

Nella città di Trieste è stata istituita nel 1999 la prima università dedicata a questa bevanda.

La moka: tradizione tricolore

La moka è un modo tutto italiano di preparare il caffè espresso. Devi sapere che questa definizione è dovuta alla volontà di velocizzare la preparazione rispetto a quella originaria turca, che cuoceva la polvere, invece di filtrarla e anche per ridurre i tempi di attesa nelle antiche botteghe.

In Italia la patria indiscussa del caffè è Napoli e, proprio qui, è stata messa a punto la moka, il modo casalingo di prepararlo e che sprigiona quell’aroma che si spande per tutta casa.

Fu Angelo Moriondo a inventare la macchinetta nel 1884, ma già nel 1855 era stato presentato qualcosa di simile all’Esposizione Universale di Parigi.

Attraverso altri prototipi si arrivò nel 1933 a quello che oggi tutti utilizzano e che fu ideato da Alfonso Bialetti: lo chiamò “Moka Express” e da alluminio, fu poi fabbricato in acciaio.

La materia prima per la moka e per le macchie da bar si trova già macinata.